Chiama l’attenzione la prima domanda
su questo sito.
“Come fai a sapere se sei transgender?”
come se questa fosse la nuova norma.
Inoltre si possono trovare
ampie informazioni…
su no meno di 90 tecniche sessuali,
come…
il sesso anale, cunnilingus, pompini,
squirting, rimming, SM e così via.
Ricorda che i bambini più piccoli delle
scuole superiori a volte hanno solo 11 anni.
Pensate che queste cose
devono essere raccontate ai bambini?
Oltre a ciò,
si consiglia ai professionisti…
dove i bambini possono recarsi
per effettuare cure irreversibili,
come ottenere ormoni e bloccanti
della pubertà a partire dagli 11 anni.
Fumare, alcol e tatuaggi hanno tutti
un limite di età superiore a questo.
Sono previsti anche rinvii ai professionisti per
interventi di cambio di genere irreversibili.
Non può essere più folle.
Oltre a questo poster,
nelle scuole secondarie…
si presta molta attenzione
a questa ideologia dell’arcobaleno.
Pensa ai manifesti, alle bandiere, giorni
festivi, mesi festivi, lezioni degli ospiti,
Associazioni GSA, che sta per
“Gender and Sexuality Alliance”,
e così via.
Sarebbe tutto questo
per dimostrare che…
ognuno può essere
quello che è…
e che tutti dovrebbero
sentirsi rispettati a scuola.
Ciò suggerisce quindi…
che chiunque non supporti
l’ideologia dell’arcobaleno…
inoltre non supporta questa accettazione…
e crede che queste persone
non dovrebbero essere accettate.
Per quanto mi riguarda, e
sapendo cosa pensano molti altri,
tutti dovrebbero essere
rispettati e potersi sentire a casa,
ma non deve essere spinta questa ideologia
attraverso tale propaganda arcobaleno,
e certamente non tra i bambini
o nel campo dell’istruzione.
Lasciamo che siano i genitori a guidare
l’educazione sessuale dei loro figli…
e trasmetterne i valori.
Secondo me, le scuole e il
governo dovrebbero essere neutrali…
e non avere l’obiettivo di indottrinare
i bambini su argomenti controversi,
o dire loro come pensare.
E forse dite:
“Ma non abbiamo voce in capitolo
su ciò che accade in queste scuole”.
Questo è un atteggiamento debole!
Ma poi sì normalizzate
queste idee estreme…
facilitando la
creazione di GSA…
e informazione presso scuole,
società sportive e biblioteche.
Comune di Westland, smettete di
facilitare questa agenda arcobaleno…
nelle scuole, nelle società
sportive e nelle strutture pubbliche…
e lasciate che i genitori
crescano i propri figli…
e consentire alle persone di
seguire la propria bussola morale.
Grazie.
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La domanda non è se sia sbagliato insegnare ai bambini a essere inclusivi nei confronti delle persone LGBTI, ma perché improvvisamente questa apparente ossessione, che sembra essere sorta contemporaneamente in molti Paesi, di insegnare questa inclusività in modo collettivo, a scuola, spingendoli a pensare e/o dubitare consapevolmente delle proprie preferenze sessuali e dell’accettazione del proprio genere in un’età così giovane? E se proprio questo li confondesse, perché non sono ancora pronti? Lo sviluppo naturale non è più sufficiente? Com’è il confronto con noi stessi?
Articolo
“Oggi parlo della cosiddetta propaganda arcobaleno…
…si fa promozione per il sito web iedereenisanders.nl (TuttiSiamoDiversi), un progetto di diverse organizzazioni che, tra le altre cose, si impegnano per una società diversificata e inclusiva in collaborazione con il Ministero della Salute, del Benessere e dello Sport.
Si affronta la questione se potresti essere transgender, bisessuale, intersessuale, pansessuale, asessuale, nominale o qualcos’altro.
Chiama l’attenzione la prima domanda su questo sito.
“Come fai a sapere se sei transgender?”
come se questa fosse la nuova norma.
Molto di più che solo la “inclusione”?
La comunità LGBTI costituisce una minoranza all’interno della popolazione totale e la storia dimostra che le minoranze sono facilmente discriminabili. Non c’è bisogno dire che ridurre la discriminazione contro questa comunità LGBTI, come contro tutte le minoranze, è una bella ambizione all’interno di una società che vuole davvero vivere insieme in modo armonioso e inclusiva, dove ognuno può essere e vivere come vuole.
Si può dire che il grado di discriminazione è inversamente proporzionale al grado di inclusività, quindi la completa assenza di discriminazione equivale di fatto alla completa inclusività.
Ma se questa inclusività fosse realmente l’obiettivo del governo olandese, basterebbe condurre un’indagine sul livello di non discriminazione, o sia di tolleranza, tra la popolazione e, se necessario, agire per aumentare tale tolleranza. In questo caso, la semplice domanda sarebbe stato: “Quanto sei tollerante nei confronti della comunità LGBTI?” o “Pensi che ognuno possa vivere la propria vita (sessuale) come vuole?“. In altre parole, chiedere opinioni sulla comunità LGBTI. O no?
Invece, ciò che fa il sito web sostenuto dal governo è indurre i giovani a chiedersi se loro stessi sono LGBTI. In effetti, il sito insinua che ognuno debba intraprendere una ‘scoperta’ della propria identità (inteso come meramente sessuale). Questa è una prospettiva completamente diversa. E poi non pongono nemmeno la domanda più semplice e ovvia: se il giovane intervistato possa talvolta nutrire sentimenti omosessuali (la stragrande maggioranza dell’intera comunità LGBTI, quindi in effetti solo LGB). Ma no, la domanda immediata è se davvero non vorresti mettere in discussione il tuo genere naturale con cui sei nato. E si prendono la libertà di molestare, senza essere richiesto (e solitamente senza essere desiderato), i bambini piccoli chiedendo loro se credono di essere trans, intersessuali, pan o non binari. Così comincia a sembrare un supermercato! Un ulteriore passo avanti e si può ordinare da Amazon…
Evocare il dubbio dove non esiste (ancora)?
Naturalmente, il solo fatto di porre la domanda fa sorgere questo dubbio. Si tratta di un trucco psicologico estremamente semplice e antico, sfruttato da secoli dalla pubblicità, dal marketing e da ogni altro tipo di propaganda. Solo ponendo la domanda si fa in modo che qualcosa a cui normalmente non si pensa diventi improvvisamente qualcosa da pensarci. Questa tattica è così ovvia che chiunque può naturalmente percepirla (a parte qualche eccezione riluttante, naturalmente). Ed è ovvio che questo subdolo trucco psicologico è molto più forte nei bambini e nei giovani, proprio perché sono ancora in pieno processo di formazione della propria immagine personale di sé, della vita e della società.
Consapevolmente, perché?
Allora perché il governo olandese, consapevolmente (e intenzionalmente?), sostiene la provocazione di questo dubbio del tutto inutile, soprattutto tra i bambini e i giovani, in modo così mirato e forzato? In ogni caso è una questione che si risolverà nel tempo attraverso un processo naturale e personale. E anche nel caso della minoranza estremamente piccola che rimane con dei dubbi personali sul proprio genere… il vasto resto (99%?) deve proprio essere coinvolto?
Sembra quasi che ci sia una sorta di ossessione a forzare questa mentalità nella società futura il prima possibile, a partire dalle scuole. Molti hanno quindi l’impressione che non si tratti affatto di una reale preoccupazione per uno sviluppo personale indisturbato e privo di discriminazioni e per le eventuali preferenze sessuali dei giovani, ma di una strumentalizzazione dell’intera comunità LGBTI con un obiettivo politico non dichiarato.
Parte dell’Agenda 2030
L’uguaglianza di genere e l’inclusione (o, in altre parole, la non discriminazione, tra gli altri, della comunità LGBTI) sono parte dei cosiddetti SDG della famigerata Agenda 2030, che mira a una società globalizzata unica e centralizzata. Ciò che sta accadendo nei Paesi Bassi accade anche in molti altri Paesi, soprattutto occidentali. Ma non si capisce perché si scelga di passare completamente all’estremo opposto per quanto riguarda le scelte sessuali e l’identità di genere, imponendole a tutti come una discriminazione positiva, e quindi non più come una scelta libera, indipendente e personale.
Spiegazione della tabella: “Se escludiamo le risposte “nessuno dei due”, “non so” e “non voglio rispondere”, il 94,2% della popolazione olandese è eterosessuale e il 5,8% LGBT nella misurazione più recente dello SLI (2014), il 94,2% della popolazione olandese è eterosessuale e il 5,8% LGBT nella misurazione SLI più recente (2014)”.
Questa tabella misura solo lesbiche, gay e bisessuali. I trans e gli altri dubbi di genere non sono nemmeno inclusi, forse perché “statisticamente irrilevanti”?
Visioni 2014
Spiegazione della tabella: L’affermazione recitava: “Gli uomini gay e le lesbiche dovrebbero essere liberi di vivere la propria vita come meglio credono”. I partecipanti hanno risposto su una scala a 5 punti (1 = totalmente d’accordo; 5 = totalmente in disaccordo). Le percentuali nella figura si riferiscono ai partecipanti che erano completamente d’accordo o d’accordo con l’affermazione (risposta 1 o 2).
Anche in questo caso, la domanda è limitata solo alle opinioni sull’omosessualità. Ma si può presumere che sia rappresentativa di tutti i comportamenti “sessualmente devianti” (distinta della stragrande maggioranza eterosessuale), cioè delle persone LGBTI nel loro complesso.
Questo grafico mostra che già nel 2014 in Olanda non c’erano quasi più discriminazioni gravi e che questa percentuale è aumentata nel tempo in tutta Europa. Quindi, in pratica, non c’è neanche bisogno di “promuovere” la tolleranza. La popolazione stessa si sta già evolvendo naturalmente verso la inclusione.
Quindi perché i governi sostengono:
1 – Fare domande sui dubbi relativi al proprio genere?
2 – E poi porre questa domanda proprio ai bambini e ragazzi delle scuole?
3 – E inoltre, come mai permettono la pubblicità per trattamenti e operazioni di riassegnazione irrevocabili?
Questa tremenda esagerazione non potrebbe infatti innescare proprio l’effetto opposto?
E tutto questo per l’inclusione di una minoranza assoluta, che è già abbastanza inclusa, o pensi che c’è un altro motivo per indurre i bambini ad avere dubbi inutili su una questione che si sviluppa in modo naturale e personale?
L’SCP stima che tra lo 0,6% e lo 0,7% della popolazione olandese (circa 102.000 persone) sia transgender. Questo gruppo non si identifica con il genere registrato alla nascita.
Circa lo 0,7% degli studenti delle scuole secondarie si sente diverso dal genere assegnato. (Kuiper, 2017)
Ulteriori riferimenti
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